Il PNRR, ispirato a quello più generale della UE, il NGEU (Next Generation EU) di cui utilizzerà i fondi, prevede circa 192,5 miliardi di € da utilizzare entro il 2026 per raggiungere gli obiettivi previsti.
Il PNRR si articola su numerose linee, come la digitalizzazione, la modernizzazione della pubblica amministrazione, l’ecologia, l’innovazione o la mobilità, solo per citarne alcune. Il piano è molto ambizioso, annunciando riforme dello Stato epocali e rivoluzionarie, prefiggendosi di rendere il nostro paese più efficiente, competitivo e attrattivo, e, ovviamente, più resiliente. Almeno in teoria.
L’obiettivo del piano e del sottostante processo di ripresa è, evidentemente, aumentare la resilienza. Del resto la resilienza è, ovviamente, la chiave della sostenibilità, poiché un sistema che non è resiliente non sarà mai sostenibile. La resilienza è, in effetti, un’ottimo proxy della sostenibilità.
Stranamente, il PNRR, che ha come obbiettivo la resilienza, non parla mai della sua misurazione, del monitoraggio o di target di resilienza. In un progetto di tale portata e importanza, se manca la dimensione quantitativa, si richia di spendere un’enorme quantità di denaro senza conoscerne l’efficacia e il grado di successo. E’ come tentare una dieta dimagrante ma senza disporre di una bilancia. Senza numeri è difficile non solo definire il grado di efficacia di una riforma ma è impossibile determinare eventuali responsabilità nel caso di fallimento della stessa.
Il Sole 24 Ore propone un Osservatorio PNRR. Diamo un’occhiata.

Dalla lettura emerge che si tratta solamente di monitorare se vengono raggiunti gli obbiettivi di spesa. In sostanza, ci sono tante persone che pensano che basti spendere tanti soldi per garantire una ripresa e per diventare resilienti.
Il vero obbiettivo del PNRR è quello di spendere tanti soldi. La resilienza non importa.
Qualche esempio. La spesa prevista sulla cybersecurity. Si spendono centinaia di migliaia di Euro sulla cybersecurity ma qualcuno ha chiesto se questa è oggi più resiliente di due anni fa? Quanto vorremmo che fosse resiliente la nostra cybersecurity dopo aver speso 623 milioni di Euro? 90%?, 95% o il 99%. Importa a qualcuno?

In effetti, la “struttura” del PNRR è solo una mera lista della spesa. La resilienza non interessa. Importante è partecipare, vero?

Un esempio di obbiettivi. Gli obbiettivi non sono quelli di resilienza ma di spesa. Come se, per magia, spendere tanti soldi equivalesse a diventare più resilienti.

Ed ecco la panoramica, il cosidetto “Big Picture” che ci fa capire di che cosa si tratta. Numeri, numeri, numeri, parole, parole, parole:

Ci poniamo la seguente domanda:
Il vero obbiettivo del PNRR è quello di diventare più resilienti o più indebitati?
Se non si misura l’andamento di una strategia o una cura, si rischia di bruciare inutilmente delle risorse. Parlare di un problema non è sufficiente a risolverlo. Andare avanti in modo soggettivo, evitando approcci scientifici, razionali e quantitativi, rischia di peggiorare solo le cose. Vi immaginate un medico che ci imbottisce di farmaci, magari sperimentali, senza richiedere esami del sangue con una certa frequenza?
Le nostre recenti ricerche indicano come,a colpi di miliardi, la resilienza dell’Italia stia diminuendo. Ma, come già detto, questo non interessa a nessuno. O forse si.
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